Non possiamo rimanere indifferenti su quanto sta accadendo in Italia parla ndo di femminicidi e di violenze di “branchi” su giovani ragazze.

Siamo coinvolti tutti a trovare velocemente soluzioni sociali e educative per fermare questi drammatici e strazianti eventi. Volutamente non li ho voluti chiamare “fenomeni” perché termine troppo indeterminato e astratto.

Invece quello che accade è da chiamare “barbaria”; ed è molto reale.

Rieducare al rispetto deve essere una priorità assoluta non solo nelle istituzioni ma della famiglia, del contesto sociale che tante volte è indifferente e impreparato a contrastare questa inaudita violenza.

Insegnare il rispetto, vigilare, proporre modelli reali per annullare gli stereotipi ancora così radicati nel nostro vissuto sociale e, che, giustificano che un essere umano sia considerato inferiore a un altro e che merita una vita di sottomissione.

Noi adulti dobbiamo fare la nostra parte!

Non possiamo far finta di nulla, non possiamo eliminare il problema dicendo se l’è cercata, è una facile… guarda come si veste”.

Le istituzioni devono rafforzare le leggi esistenti con pene certe e aiuto immediato alle donne che corrono pericoli e che denunciano. Non possono essere lasciate da sole. È necessario aumentare la collaborazione con i centri antiviolenza di più di quanto si è fatto fin d’ora.

Le forze dell’ordine non devono lasciare nulla di intentato già delle prime richieste d’aiuto e disagio: potenziare all’interno dei commissariati gli sportelli che accolgono le donne vittime di violenza; qualunque essa sia.

La scuola deve insegnare con dialogo, discussioni e laboratori il rispetto dell’altro genere: evitare che solo Tik Tok sia l’esempio da seguire. Sfatare il mito di Superman e della mascolinità invincibile: far conoscere il valore dell’altro o dell’altra come ricchezza e non come supremazia.

Noi genitori dobbiamo consapevolizzare nostri figli e le nostre figlie che hanno davanti un mondo di possibilità e anche di sfide. Insegniamo loro che un no è tale e che non va messo in discussione; che non si fa ubriacare l’altra per ottenere quello che si vuole a discapito di tutto e a qualsiasi costo.

Dobbiamo tutti, e ripeto tutti, non girare la faccia quando siamo testimoni di pericoli, quando vediamo che qualche giovane è in pericolo, oppure quando sui social catturiamo immagini o chat che denigrano o insultano senza sapere nulla di cosa sia capitato.

Dobbiamo agire come se la donna che chiede aiuto fosse una nostra figlia, una nostra sorella.

Siamo tutti colpevoli nessuno escluso di queste vite spezzate da morti violente e dalle ragazze che non si riprenderanno più da esperienze così brutali.